Piu’ forti di prima
AUTRICE: Dott.ssa Ludovica Turchetti in data 29/07/2020
Ho seguito diversi bambini durante il periodo della quarantena, ho affiancato loro e i loro genitori, ho vissuto un tempo rarefatto fatto di fatica, paura e smarrimento.
Ho raccolto giorno dopo giorno sfoghi, lamenti, perplessità e a tratti grandi spinte di ribellione.
Tante mamme e papà hanno compreso tante cose, hanno molto spesso osservato i loro figli alle prese con pc, matite, penne, telecamere, audio si, audio no e soprattutto alle prese con le interrogazioni.
Hanno scoperto comportamenti magari già presupposti e altri invece insospettabili.
Hanno guardato da lontano il timore dei loro figli che potevano solo intuire la mattina a colazione, senza poi poterne scoprire i veri sviluppi.
Hanno visto il loro figlio impallidire, agitare le mani, o i piedi più in basso, tremando loro senza poter intervenire.
Altri genitori invece lo hanno fatto, scatenando una reazione a catena che a volte ha giovato, altre volte invece ha nuociuto.
Altri ancora hanno avuto invece la conferma dell’audacia e delle sicurezze dei propri bambini, aldilà di ogni pandemia.
Ho avuto resoconti dettagliati di bambini stanchi, sorpresi, a volte euforici, altre volte tristi.
Bambini affranti rispetto a tutto ciò che all’improvviso, da un giorno con l’altro, è venuto a mancare.
Scuola, amici, compagni di banco, insegnanti, vita.
In poche parole, tutto.
Hanno respirato la paura, anche se oscurata il più possibile, comunque un senso di timore, di allerta estrema.
Telegiornali, parole, comunicazioni in codice tra i genitori, comunicazioni più plateali.
Una vita stravolta, per un breve periodo, ma capovolta.
A volte i milioni di arcobaleni non sono bastati, la stanchezza è andata oltre.
Altre famiglie hanno invece retto il clima e le tensioni egregiamente, tutto sommato, senza depressioni particolari o stanchezze eccessive.
La maggioranza ne esce sicuramente provata, o perlomeno condizionata.
Dove si trova il condizionamento ?
Nel non sapere come andrà, l’incertezza, sarà ancora scuola, sarà scuola a metà, aumenteranno i contagi e si tornerà in quarantena ?
La temperatura ? Il distanziamento sociale tra i banchi ? E i banchi ? Quali banchi ?
Una vera confusione, quella che fa male ai bambini.
Loro hanno bisogno di certezze, di punti di riferimento veri; Alessandro, di undici anni, mi ha detto “Preferisco la didattica on-line al non sapere come sarà”.
Purtroppo, viviamo in un sistema in cui le politiche spesso pensano ad alta voce.
Per tutti, non solo per i bambini, forse sarebbe meglio avere l’ultima parola, ciò che sta in mezzo, buono o cattivo, comunque incerto, confonde, destabilizza e smarrisce.
Crea polemica, rabbia, ribellioni più o meno marcate.
A volte trascuriamo il fatto che i bambini ascoltano.
Loro sono gli ascoltatori per antonomasia, sembra non lo facciano, scatenando le nostre ire, invece sono dei veri portenti, hanno le antenne per tutto ciò che scuote i loro diretti riferimenti, i genitori, o altri.
Quando leggerete questo articolo molto probabilmente le linee principe del ritorno a scuola saranno già delineate, almeno si spera, pensiamo solo però che fino alla fine del mese di luglio si parla ancora di un fantomatico banchetto, vero, non vero, reale, surreale, comunque se ne parla.
Si parlava di un braccialetto sonoro, vero, non vero, bufala, non bufala, comunque se ne parlava.
Ai tempi Matteo, di nove anni, mi ha detto “Chissenefrega se suonerò sempre, io li voglio abbracciare tutti i miei amici”.
Il nostro difetto è proprio questo, pensare ad alta voce, non sappiamo che i bambini ci prendono alla lettera come nessun’altro, dando alle parole un’importanza estrema.
Per loro i pensieri e le parole sono una dimensione credibile, assolutamente inconfutabile, perché sono assoluti, estremi, ma allo stesso tempo giusti, più giusti di noi.
Fatti di una giustizia che forse un giorno perderanno, perché diventeranno un po’ come noi, acquisiranno filtri e sovrastrutture più complicate.
Quindi, come saranno i bambini a scuola dopo la quarantena ?
Saranno più forti di noi.
I bambini cancellano, non rimuginano, a loro basterà rivedere il loro compagno di banco, non importa che tipo di banco, non importa con quale distanza, con la mascherina o senza.
A loro basterà la normalità di sempre.
Francesca, di dodici anni, giorni fa mi ha detto “Magari a scuola ci saranno più regole, ma a me basta mangiare il gelato con Arianna, lì vicino”.
Loro si adeguano, sono un po’ spettatori, poi si regolano.
Per certi versi sono impermeabili, sono caratterizzati dalla grande reazione, pianto, urla, felicità, tristezza, a volte apatia.
Eccezionali per i loro estremi.
E smettiamola, una volta per tutte, di parlare di resilienza a sproposito, sono loro i veri resilienti, altroché.