FAQ più frequenti
AUTRICE: Dott.ssa Ludovica Turchetti in data 08/09/2020
MIO FIGLIO PARLA MALE, AVRÀ UN DISTURBO NELL’APPRENDIMENTO SCOLASTICO?
Il bambino non è un’equivalenza, ho conosciuto tantissimi bambini che hanno parlato fin da subito molto bene e in seguito hanno avuto difficoltà a scuola, altri che invece hanno avuto un più piccolo o grande ritardo nel linguaggio, eppure hanno avuto una carriera scolastica soddisfacente, senza fatiche particolari.
MIO FIGLIO NON RIESCE A GIOCARE CON LO STESSO GIOCO PER PIÙ DI TRE MINUTI, SARA’ IPERATTIVO?
Prima di fare autodiagnosi azzardate è bene sapere che il bambino ha dei tempi di attenzione molto brevi, il suo pensiero è molto veloce, altrettanto lo è il suo metodo di rielaborazione. Nel momento in cui gioca svolge una selezione celere e automatica rispetto a ciò che lo sta interessando e ciò che non lo coinvolge più.
QUANTO DURA UNA RIEDUCAZIONE LOGOPEDICA?
Non si può sapere a priori, ogni rieducazione è a sé, perché ogni bambino è un universo a parte. Io personalmente sono contro le rieducazioni logopediche a lungo termine, è giusto trasmettere un insieme di conoscenze che debbono essere interiorizzate nel corso della terapia e, una volta automatizzate, messe in pratica nel quotidiano, senza creare troppe dipendenze.
COME PUÒ ESSERE UTILE LA LOGOPEDISTA?
Il compito della logopedista è quello di veicolare con forza un insieme di strumenti che devono trovare forma in ogni momento della giornata della vita del bambino, è per questo motivo che io personalmente lavoro con il genitore e non con il diretto interessato (che monitoro regolarmente) in modo che sia sempre consapevole e parte attiva dello sviluppo delle potenzialità del figlio, a lungo termine e in maniera profonda.
QUANDO ABOLIRE IL CIUCCIO?
Sarebbe meglio verso i due anni al massimo, il ciuccio può sconvolgere l’ossatura della bocca interna, è un corpo esterno che funge da “tappo”. Può confondere la dinamica di percezione delle parti interne della bocca, facendo in modo che la lingua non trovi i giusti punti di articolazione durante la produzione dei fonemi. Inoltre, può essere la causa di un intervento ortodontico più avanti.
QUANDO È IL CASO DI CONSULTARE LA LOGOPEDISTA?
Innanzitutto, è bene diffidare dei soliti e attuali termini di riferimento standardizzati e chiedere aiuto alla logopedista quando la situazione comincia a risultare difficilmente gestibile, anche se in minima parte. Semplicemente può significare che qualcosa non procede in maniera fluida, nulla di più. Solitamente qualcosa non funziona quando il bambino è irritabile, non si sente compreso e comincia ad alimentare sentimenti di frustrazione. L’intuito dei genitori, piuttosto che le pressioni esterne, è molto spesso l’elemento più indicativo.
MA DI COSA SI OCCUPA ESATTAMENTE LA LOGOPEDISTA?
La logopedista si occupa di linguaggio, di apprendimenti scolastici e di voce, per bambini, adolescenti e adulti. La comunicazione, sia scritta che verbale, è l’elemento su cui si fonda l’intera scienza, prerogativa essenziale ai fini dell’esistenza dell’essere umano. La logopedista ha conseguito una laurea universitaria e può lavorare in sede privata o pubblica.
PERCHÉ MIO FIGLIO NON VA A SCUOLA SERENAMENTE?
Se il bambino non va a scuola serenamente qualcosa non funziona. Il bambino che fatica a scuola, qualsiasi difficoltà abbia, ha bisogno di essere al centro di una rete di comunicazione buona e fruttuosa. La logopedista deve curare i suoi strumenti di apprendimento e, dinamica altrettanto fondamentale, deve curare il paesaggio emotivo del suo paziente, a scuola e a casa. Ciò significa che ha il dovere di verificare che sia seguito con attenzione, fiducia e senso empatico. Alla base di ogni apprendimento esiste sempre un investimento affettivo. Se il bambino non è sereno, compreso e coinvolto non impara, o perlomeno non vuole farlo.
MIO FIGLIO LEGGE E SCRIVE MALE, SARA’ DISLESSICO?
Anche questa non è un’equivalenza. Il bambino dislessico “puro” è abbastanza raro. Per comodità di calcolo e statistica tutti i disturbi dell’apprendimento scolastico sono ora raggruppati sotto un’unica voce (DSA). Fino a una decina di anni fa esistevano ancora diverse sottocategorie più specifiche e mai standardizzate, nel rispetto di ogni singolo bambino. Questo non significa che non esista la difficoltà, esiste e va contrastata serenamente. Etichettare il bambino con tanta disinvoltura, come purtroppo spesso oggi accade, e’ profondamente ingiusto, nel senso più etico.
E’ VERO CHE PIÙ PARLO CON MIO FIGLIO PIÙ IMPARA?
Non è vero. Il bambino ama anche il silenzio. La stimolazione continuativa provoca solo confusione, ha necessità di incamerare le nozioni lentamente. Parlargli con calma e grazia corrisponde alla giusta strategia per attivarlo in maniera fruttuosa e intelligente, senza apprensione e fretta.